domenica 28 agosto 2011

Normalità


Definire il concetto di “normalità” è al quanto complesso e controverso a volte, in quanto ognuno la percepisce in modo differente nei confronti di se stesso e nei confronti degli altri.

Dire che è “soggettivo” e quindi di “personale interpretazione”, non chiarisce in modo concreto dove inizia e dove finisce, né quale sia il suo limite.

Esistono persone normali, atteggiamenti normali, situazioni normali... ma cos’è la normalità e chi o cosa la stabilisce definendola tale?

Ho riscontrato che il più delle volte, la normalità è tutto ciò che viene facilmente accettato, che segue uno schema o un modello comportamentale già noto e che permette di conoscere e di riconoscersi nell’altro o nella situazione vissuta.

Questo è quello che ho potuto constatare come “normalità”, ovvero tutto ciò che altri fanno e dicono, che è una forma di accettazione, di norma da condividere e portare avanti per non essere criticati, giudicati e rifiutati.

Qualcuno potrebbe anche dissentire su questa mia affermazione e sono d’accordo.

Ognuno di noi è un essere autonomo, dotato della sua particolarità, della sua originalità e della sua personale espressione e quindi libero, ma ci sono alcune persone che seguono dei modelli standard e altre che seguono il loro istinto e la loro unicità.

Che cosa le differenzia?

La paura del giudizio e l’autocritica...

Personalmente ho provato a seguire dei modelli standard così detti “normali”, svolgendo un regolare lavoro, avendo una vita di coppia e una vita sociale tranquilla, ma c’è qualcosa più forte di me che mi spinge nella direzione opposta, quindi ad isolarmi da tutto che è il contatto con gli altri e la possibilità di instaurare dei legami più o meno saldi e profondi.

È normale per me isolarmi, dato che temo il giudizio e sono molto severa nei miei confronti, così come è altrettanto normale per me stare con gli altri e cambiare atteggiamento per compiacere.

Come si può notare sono due situazioni opposte, ma hanno l’elemento comune del “giudizio” e della “mente critica”, ed è questo credo, che faccia sì che si stabilisca cosa rientra nella “normalità” e cosa invece non ne faccia parte.

L’essere umano ha la tendenza al “controllo” .

Spinto dal timore e dall’ignoranza verso tutto quanto è ignoto e quindi sconosciuto, cerca di creare una sorta di sicurezza mentale, catalogando tutto quanto gli è possibile e paragonando situazioni, cose e persone con ciò che gli è familiare.

In sintesi credo che la “normalità” è un giudizio e un paragone, è un pacchetto preconfezionato che contiene dei parametri di valutazione inerenti alle possibili reazioni riscontrate in passato durante l’osservazione di un evento, una persona o un oggetto.

Posso citare l’esempio che riguarda il campo medico, dove si parla di “normale decorso” di una malattia oppure di “anomalia”, quindi esso prevede che la malattia vada in una certa direzione o che un organo funzioni secondo un sistema specifico.

Però mi chiedo...cosa succederebbe se l’essere umano fosse privo di giudizio e di mente critica? Esisterebbe ancora la necessità di rientrare nella “normalità”?

Anche del “giudizio” stesso si potrebbe dire che è “normale” esprimerlo, ma la differenza tra un giudizio e un’opinione, è che quest’ultima cambia continuamente mentre il”giudizio” a volte ci accompagna per l’intera vita, privandoci così della possibilità di sperimentare ciò che riteniamo “diverso”, ma che ha ragione di esistere per essere visto, rispettato ed eventualmente conosciuto attraverso l’esperienza diretta.

Siamo sempre la proiezione uno dell’altro e allo stesso tempo proiettati all’esterno di ciò che stiamo vivendo, quindi la “normalità” è solo ciò che siamo abituati a vedere, percepire e a fare, ma senza chiederci quale sia l’utilità di tutto ciò che conosciamo.


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